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      Finalmente fu indicata la volontà degl'Imperatori a' Cristiani, che nel corso di quel tristo inverno avevano con ansietà aspettato l'esito di tante secrete consultazioni. Fu destinato il dì 23 di Febbraio che (o fosse per accidente, e con premeditazione) coincideva con la festa Romana de' Terminali(151), per porre un termine al progresso del Cristianesimo. Allo spuntar del giorno il Prefetto(152) del Pretorio, accompagnato da' vari Generali, Tribuni ed Uffiziali del Fisco, si portò alla Chiesa principale di Nicomedia, ch'era situata sopra un'eminenza nella più popolata e bella parte della città. Furono immediatamente spezzate le porte; entrarono essi nel Santuario; e siccome in vano cercarono qualche visibile oggetto di culto, furon costretti a contentarsi di dare alle fiamme i libri della Sacra Scrittura. I Ministri di Diocleziano eran seguiti da un numeroso corpo di guardie e di guastatori, che marciavano in ordino di battaglia, provvisti di tutti gl'istrumenti soliti ad usarsi nella distruzione delle fortificate città. Mediante l'assidua loro fatica fu in poche ore gettato a terra quel sacro Edifizio, che torreggiava sopra il Palazzo Imperiale, ed aveva per lungo tempo eccitato l'invidia e l'indignazione de' Gentili(153).
      Il giorno seguente fu pubblicato un editto generale di persecuzione(154), e quantunque Diocleziano, sempre alieno dall'effusione del sangue, avesse moderato il furor di Galerio, che proponeva di fare immediatamente arder vivo chiunque ricusasse di offerir sacrifizi, le pene stabilite contro l'ostinazione de' Cristiani si possono giudicar sufficientemente rigorose ed efficaci.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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