Pagina (70/482)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      La dolce ed umana indole di Costanzo era avversa all'oppressione di qualunque parte de' propri sudditi. Gli uffizi principali del suo palazzo si esercitavano dai Cristiani, egli amava le loro persone, stimava la lor fedeltà, e non gli dispiacevano punto i principj della lor religione. Ma finchè Costanzo restò nel grado subordinato di Cesare, non fu in sua facoltà di apertamente rigettar gli editti di Diocleziano, o di non obbedire a' comandi di Massimiano. Ciò nonostante la sua autorità contribuì ad alleggerir que' tormenti, ch'egli compassionava e abborriva. Acconsentì con ripugnanza alla distruzione delle Chiese, ma volle proteggere le persone de' Cristiani dalla furia del popolo e dal rigore delle leggi. Le Province della Gallia (sotto il qual nome possiamo probabilmente comprendere anche quelle della Britannia) dovettero la singolar tranquillità, che goderono, alla gentile interposizione del lor Sovrano(167). Ma Daziano, Presidente o Governatore della Spagna, mosso o da zelo o da politica, volle piuttosto eseguire i pubblici editti degl'Imperatori, che intendere le segrete intenzioni di Costanzo; e difficilmente può dubitarsi, che la sua provinciale amministrazione non fosse macchiata dal sangue di alcuni pochi Martiri(168). L'elevazione di Costanzo alla suprema indipendente dignità di Augusto aprì un libero corso all'esercizio delle sue virtù, e la brevità del suo regno non gl'impedì di fondare un sistema di tolleranza, di cui lasciò l'esempio e i precetti a Costantino suo figlio.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





Costanzo Cristiani Costanzo Cesare Diocleziano Massimiano Chiese Cristiani Province Gallia Britannia Sovrano Daziano Presidente Governatore Spagna Imperatori Costanzo Martiri Costanzo Augusto Costantino