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      Quando Galerio sottoscrisse quest'editto di tolleranza, egli era ben sicuro, che Licinio avrebbe facilmente secondato le inclinazioni del proprio benefattore ed amico, e che tutte le determinazioni, prese in favor dei Cristiani, avrebbero ottenuto l'approvazione di Costantino. Ma l'Imperatore non volle arrischiarsi ad inserirvi nel preambolo il nome di Massimino, il consenso del quale era della massima importanza, e che pochi giorni dopo successe alle Province dell'Asia. Ne' primi sei mesi però del suo nuovo regno, Massimino affettò di adottare i prudenti consigli del suo predecessore; e quantunque non condiscendesse giammai ad assicurar la tranquillità della Chiesa con un pubblico editto, Sabino, suo Prefetto del Pretorio, mandò una circolare a tutti i Governatori e Magistrati delle Province, nella quale spaziava sopra la clemenza Imperiale, riconosceva l'invincibile ostinazion de' Cristiani, ed ordinava a' ministri di giustizia di tralasciare le loro inefficaci ricerche, e di chiuder gli occhi alle segrete assemblee di quegli entusiasti. In conseguenza di questi ordini, molti Cristiani rilasciati furono dalle prigioni, o liberati dalle miniere. I Confessori, cantando inni di trionfo, tornavano a' lor paesi, e quelli, che avevan ceduto alla violenza della tempesta, chiedevano con lacrime di pentimento di esser riammessi nel seno della Chiesa(177).
      Ma questa finta calma fu di breve durata, nè poterono i Cristiani d'Oriente fondare alcuna speranza nel carattere del lor Sovrano.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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