I Sadducei la negarono, perchè quantunque ella si trovi ne' libri di Mosè, e più chiaramente ne' seguenti Scrittori, quelli si compiacquero di profanar la Scrittura colla Filosofia di Epicuro. Per la stessa ragione l'ammisero i Farisei, non per l'autorità della filosofia Orientale; se l'Autore non voglia distruggere quanto ha sostenuto sull'inflessibile ostinazione de' Giudei nel ricusar di unire alcuna istituzione con quelle di Mosè.
Del resto egli riconosce questo dogma dettato dalla natura, benchè prima l'avesse creduto inspirato a pochi filosofi dalla vanità: lo confessa approvato dalla ragione a dispetto della filosofia, che co' più alti suoi sforzi non potè dimostrarlo: gli piace, che l'avesse adottato la superstizione, dopo d'aver dichiarato la Mitologia insufficiente a farlo ricevere; che i più savj Politeisti ne avevano scossa l'autorità; e che i voti del popolo Pagano diretti a Giove e ad Apollo risguardavano il solo presente. Finalmente gli Ebrei lo credevano come rivelato; ma perchè ciò nulla vi aggiungeva di probabilità, fu necessario, che lo rivelasse Gesù Cristo. Il Sig. Gibbon ha bisogno della sagacità d'un interprete più che santo.
La distruzione prossima del mondo, la comparsa dell'Anticristo, e la venuta di Cristo giudice è una predizione contenuta formalmente nell'Evangelio e nell'Epistole di S. Paolo, di S. Pietro, di S. Giovanni: ella pel corso di 17 secoli non si è avverata: dunque questi libri non furono divinamente inspirati. Ecco l'obbiezione, ed ecco la risposta, che si raccoglie dalla bell'Opera del Sig.
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