Il Middleton, persuaso della verità de' miracoli depositati ne' libri canonici, non volendo riconoscere la fatale conseguenza de' suoi principj, amò meglio di mutar la questione. Col nostro Autore è superfluo l'affannarsi a mettergli in vista la stessa conseguenza, come quegli, che lungi dall'averla in orrore, se la fa propria, e temendo che il suo lettore non sia capace di scuoprirla da se, ve lo conduce per mano, e si leva del tutto la maschera verso il fine del capo.
Ora noi qui non prenderemo direttamente a difendere i miracoli di Gesù Cristo, giacchè egli non gli ha direttamente assaliti; faremo l'apologia de' prodigi de' primi secoli nella già divisata maniera ch'ei gli ha attaccati, e la certezza di questi terrà al coperto la certezza di quelli.
E prima di sciogliere le sue difficoltà, ci sia permesso di ragionare alquanto sul fatto e diciamo, che se i Gentili venivano in folla alla fede, questa è una prova evidente della verità de' miracoli, che si dicevano accaduti. E vaglia il vero o bisogna supporli tutti stupidi e privi di ogni amore per la Religione della patria, o confessare, che la conversione loro era il risultato di veri miracoli. Imperciocchè i Cristiani lungi dal cercare la solitudine e le tenebre operavano in pubblico; e ciò apparisce da quella specie di disfide, che s'incontrano ad ogni passo aprendo i libri degli Scrittori dei primi secoli. Dall'altra parte i vantati prodigi erano di tal natura, che anche i più rozzi contadini potevano formarne giudizio. Il parlare diverse lingue, il liberare gli ossessi, il richiamare a vita gli estinti, ricercano recondite cognizioni di fisica o sublimi sforzi d'ingegno a deciderne?
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