Dunque supponendo i Gentili forniti del senso comune, e freddamente interessati per la propria Religione, se nelle operazioni Cristiane non vi era un fondo di verità, se ne dovevano accorgere; onde se si convertirono contro l'interesse delle proprie passioni, il fatto stesso fa una invittissima prova in favore di essi miracoli.
Inoltre abbiamo detto, che se nella Chiesa non si facevano veri miracoli, i Proseliti, che vi erano entrati per credulità, dovevano o presto o tardi disingannarsi, ed uscirne. A che dobbiamo attribuire la loro perseveranza per fino in faccia de' tormenti e della morte? Non si trattava d'una famiglia, di una città, di una Provincia. Dovunque erano sparsi i Cristiani, vantavano le stesse maraviglie. Apostati ve n'ebbe in ogni tempo, in ogni tempo gli Eretici esclusi dal seno della Chiesa erano pronti a calunniarla; e la perpetua cura de' filosofi era di porre in discredito i seguaci dell'Evangelio. Credibile che per niuna di queste vie siasi potuta mai giuridicamente provare una frode, una collusione? Noi avremmo voluto che l'Autore, in vece di esercitarsi nella gramatica, avesse trattato da filosofo questo argomento. Ma ascoltiamo quanto gli è piaciuto di ripetere dietro la scorta di un Dottore sconfitto.
Come si può spiegare lo Scetticismo de' letterati Pagani intorno all'immortalità dell'anima ed intorno la rivelazione in generale? Si spiega ottimamente con accordarvi di buon grado, che questi guardavano gli affari Cristiani con quell'indifferenza, e con quel dispregio, con cui credete di mortificarci in tanti passi dell'Opera vostra.
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