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      Come poteva in così breve spazio di tempo farsi una grande rivoluzione ne' pregiudizi della mente e della disposizione abituale della volontà? Si stenta tanto a convertire un peccatore invecchiato nel Cristianesimo stesso, dove il culto, le prediche, l'esempio altrui operano incessantemente sul cuore: e dobbiamo figurarsi tanta facilità ne' Gentili, che in premio di tal cambiamento avevano innanzi i tormenti e la morte intimata dalle leggi, che avevano proscritta questa morale? È ciò conforme all'ordine della natura? I nostri Apologisti additando con istupore le numerose conversioni operate dalla predicazione dell'Evangelio, esclamano, questo essere un effetto sensibile della Grazia divina, che sola può superare i grandi ostacoli, che nella mente e nel cuore doveva incontrare; ed il nostro Autore vuole, che crediamo sulla sua parola, che la qualità stessa di questa morale produceva naturalmente quegli effetti, che ci fanno stupire; ma noi non cangeremo sentimento, fino a quando egli non avrà messa mano alle prove.
      La prima questione, ch'egli tratta, è di spiegare, perchè i Cristiani, cioè gl'Idolatri già per altre vie convertiti, menavano vita più pura ed austera di quelli che restavano nell'Idolatria? Dichiara di spiegarlo con due cagioni umane, e poi ne assegna cinque. Il pentimento de' falli passati: il desiderio di sostenere la riputazione della società: l'interesse temporale: il disprezzo del mondo: la persecuzione.
      Il pentimento de' falli passati. Erano nel sistema dell'Idolatria peccati inespiabili?


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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