RISPOSTA. L'Autore fa astrazioni; e la storia ne insegna, che per tre secoli il popolo perseguitò con tanto furore i Cristiani, che li chiedeva a morte nella solennità delle feste con sediziosi clamori: ne insegna, che i Principi furono costretti a dichiarare colle leggi loro, che i clamori della plebe non sarebbero più ricevuti come prova legittima; ne insegna, che la sfrenatezza ed il gran numero degli accusatori non poterono reprimersi se non rivolgendo contro di essi le pene intimate ai Cristiani, supposto che non ne avessero provata la reità: e tutto ciò si legge nel capo seguente del sig. Gibbon.
Lo Scetticismo, che è uno sforzo di spirito ed uno stato di violenta sospensione, non prende radice nel popolo minuto, di cui la credulità è il difetto ordinario.
Del resto il nostro Autore ha dichiarato in che consiste lo Scetticismo da lui trovato nel mondo Pagano. Si parlava della vita avvenire, come una favola, e si era scosso il giogo della mitologia, che spacciava tante maraviglie. Frattanto ecco, ci si dice, una disposizion favorevole a credere ed a ricevere le maraviglie dell'Evangelio, cioè una mitologia più conforme al gusto del secolo: ecco il Cristianesimo ornato di tutto ciò che potava attrarre la curiosità, lo stupore, e la riverenza dagli Scettici.
Ottava Conclusione che dee provare l'Autore. La pace e l'unione dell'Impero Romano favorì i progressi del Cristianesimo.
RISTRETTO. Gli Ebrei della Palestina riceveron sì freddamente i miracoli di Cristo, che stimarono superfluo di pubblicare o almeno di conservare alcun Evangelio Ebraico.
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