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      Può dirsi pertanto che Nerone fosse disposto ad imputar l'incendio di Roma piuttosto ai Giudei che agli oscuri Cristiani; e che quelli profittando della protezione di Poppea e di un Giudeo Commediante sostituissero per vittima i Galilei, setta di recente nata fra loro, e che avendo avuto lo stesso nome i seguaci di Cristo denominati Cristiani all'età d'Adriano, si credesse per equivoco accaduta ai Cristiani la disgrazia de' Galilei, e che Tacito avesse commesso lo sbaglio medesimo. Ma comunque ciò sia, questa crudeltà riguardò l'accusa dell'incendio, non de' dogmi de' Cristiani, e non uscì dal recinto di Roma; ed i Principi seguenti risparmiavano una setta oppressa da un Tiranno.
      RISPOSTA. Le quattro osservazioni sopra Tacito sono ammirabili. La prima, ch'è sulla genuità del passo, non è a proposito. Nella quarta, pretendendosi che Tacito fosse caduto in un equivoco di nomi, si vorrebbe che il lettore lo rischiarasse, con supplire le circostanze intermedie ch'egli suol tralasciare. Nella seconda Tacito, per informarsi di un avvenimento accaduto nella sua fanciullezza, doveva ricorrere alla relazione, o agli scritti. Se non che viene la terza ad annunciarci, che parlando egli di questo fatto sessanta anni dopo, cioè sotto Adriano, dovè adottare l'idee di questo tempo, non del tempo di Nerone. Il Signor di Voltaire non cumulò tanti spropositi.
      O Tacito consultò memorie scritte, o le relazioni de' viventi. In un periodo di sessant'anni le memorie scritte non potevano essere, che o prossime al fatto o contemporanee; e ne' pubblici registri dovevano trovarsi i nomi, la condizione e l'istituto de' giustiziati; di sorte che a questi caratteri Tacito, il quale si mostra informato dell'origine de' Cristiani, non poteva equivocare in forza del nome: anzi avrebbe potuto correggere l'opinione del suo tempo se l'avesse trovata erronea.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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