RISPOSTA. La dottrina de' Padri circa il valore del martirio è chiara, ed è quella, che ha esposta l'Autore. Quanto al grado di gloria assegnato ai Martiri, il saperlo non era di gran giovamento.
Se l'Autore riconosce, che i Martiri correvano alla morte a motivo della gloria celeste, non può loro attribuire quello della gloria temporale: un Martire sapeva, che l'orgoglio(194) spirituale lo avrebbe privato della mercede, alla quale aspirava; onde o rinunciava al martirio o alla superbia.
I Confessori erano onorati: si rispettavan in essi la presenza della grazia, che gl'infiammava al martirio: ma le decisioni si aspettavano dalle mani de' Vescovi non de' Confessori.
Non possiamo mettere in dubbio la testimonianza di S. Cipriano, il quale si duole del rilassamento, che cominciava ad introdursi tra' Confessori, passata già la tempesta: questi sventurati non avevano forza di resistere ad un secondo combattimento: e perciò il Santo Vescovo insisteva tanto sulla disciplina che riguardava gli onori de' Confessori.
Seconda digressione sull'ardore de' primi Cristiani.
RISTRETTO. Noi saremmo disposti più a criticare che ad ammirare l'ardore de' primi Cristiani, che spiravano sentimenti opposti alla comune inclinazione della natura dell'uomo. Molti irritavano il furor de' leoni, affrettavano i carnefici, si lanciavano con gioia tralle fiamme; e non avendo accusatori si dichiaravano da se stessi, e correvano in folla attorno ai tribunali. I filosofi ne stupivano, e trattavano tale maniera di morire come uno strano risultato di ostinata disperazione e di stupida insensibilità, o di superstiziosa frenesia.
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