Il prospetto della vaghezza, della salubrità e della dovizia, raccolte in un sol luogo, era sufficiente a giustificar la scelta di Costantino. Ma siccome gli uomini hanno in ogni età supposto che una decente mescolanza di prodigio e di favola rifletta un maestoso decoro sopra l'origine delle grandi città(223), così l'Imperatore desiderava d'ascrivere la sua risoluzione non tanto agl'incerti consigli dell'umana politica, quanto agl'infallibili ed eterni decreti della Divina Sapienza. Egli ha avuta la cura di far sapere alla posterità in una delle sue leggi, ch'esso gettò i sempre durevoli fondamenti di Costantinopoli per ubbidire a' comandi di Dio(224); e sebbene non abbia voluto riferire in qual maniera gli fosse comunicata l'inspirazione celeste, tuttavia è stato ampiamente supplito al difetto del suo modesto silenzio dall'ingenuità de' posteriori scrittori, i quali descrivono la notturna visione, che presentossi alla fantasia di Costantino nel tempo che dormiva dentro le mura di Bizanzio. Il genio tutelare della città, vale a dire una venerabil matrona, cadente sotto il peso degli anni e delle infermità, venne trasformata ad un tratto, in una florida fanciulla, che fu dalle sue proprie mani adornata con tutti i simboli dell'Imperiale grandezza(225). Destossi il Monarca, interpretò il fausto augurio, ed obbedì, senza esitare, al volere celeste. Da' Romani si celebrava il giorno dell'origine d'una città o Colonia con tali ceremonie, quali si erano stabilite da una generosa superstizione(226); e quantunque Costantino potesse ometter que' riti, che troppo sapevano d'origine Pagana, pure vivamente desiderava di lasciare una profonda impressione di speranza e di rispetto negli animi degli spettatori.
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