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      Tutto il loro numero consisteva in tremila cinquecento uomini, divisi in sette scuole o truppe, ognuna delle quali ne conteneva cinquecento; ed in Oriente quest'onorevole servizio era quasi totalmente proprio degli Armeni. Ogni volta che nelle pubbliche ceremonie schieravansi questi ne' cortili e ne' portici del Palazzo, la loro alta statura, il tacito ordine e le splendide armi d'argento e d'oro spiegavano una pompa marziale non indegna della Romana maestà(358). Dalle sette scuole si presceglievano due compagnie di cavalli e di fanti, dette de' Protettori, il posto vantaggioso de' quali formava la speranza ed il premio de' soldati più meritevoli. Essi montavan la guardia negli appartamenti interni, e secondo le occasioni erano spediti nelle Province ad eseguire con celerità e vigore gli ordini del loro Signore(359). I Conti de' Domestici eran succeduti all'Uffizio de' Prefetti del Pretorio, e come i Prefetti medesimi, aspiravano a passare dal servizio del Palazzo al comando degli eserciti.
      Veniva facilitato il continuo commercio tra la Corte e le Province dalla costruzione delle strade e dalla instituzione delle poste. Ma questi utili stabilimenti erano accidentalmente connessi con un pernicioso ed intollerabile abuso. S'impiegavano sotto la giurisdizione del Maestro degli Uffizi due o trecento agenti o messaggi, per annunziare i nomi de' Consoli annuali e gli editti, o le vittorie degl'Imperatori. Questi si arrogarono insensibilmente l'incumbenza di riferir tutto ciò che potevan osservare intorno alla condotta o dei Magistrati, o de' privati cittadini; e furon ben tosto risguardati come gli occhi del Monarca(360), ed il flagello del popolo.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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