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      Lo spirito, ed anche la forma del legittimo processo, restò più volte violata in un tumultuario macello, in cui restarono involti i due zii di Costanzo, sette de' suoi cugini, i più illustri dei quali furon Dalmazio ed Annibaliano, il Patrizio Ottato, che aveva per moglie una sorella del morto Imperatore, ed il Prefetto Ablavio, a cui la potenza e le ricchezze avevano inspirato qualche speranza d'ottenere la porpora. Se vi fosse bisogno d'aggravare anche gli orrori di questa sanguinosa scena, si potrebbe aggiungere, che Costanzo medesimo aveva sposata la figlia di Giulio suo zio, e che aveva data la sua sorella in matrimonio al suo cugino Annibaliano. Queste parentele, che la politica di Costantino, senza riguardo al pubblico danno(445), avea fatte tra' diversi rami della casa Imperiale, non servirono che a convincere il mondo, che questi Principi erano ugualmente freddi alle lusinghe del coniugale affetto, che insensibili a' vincoli del sangue ed alle tenere suppliche della gioventù e dell'innocenza. D'una sì numerosa famiglia i soli Gallo e Giuliano, figli minori di Giulio Costanzo, furono salvati dalle mani degli assassini, finattanto che il loro furore, saziato per la strage, si fosse in qualche modo quietato. L'Imperator Costanzo, che in assenza dei suoi fratelli era il più sottoposto alla taccia e a' rimproveri, dimostrò in alcune posteriori occasioni un debole e passeggiero rimorso di quelle crudeltà, che i perfidi consigli de' suoi ministri, e l'irresistibile violenza delle truppe avevano estorto dall'inesperta sua giovinezza(446).


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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