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      Gli ufficiali, che circondavano il Tribunale, e dovevano in tale straordinaria scena far le lor parti, confessarono l'irresistibil forza della ragione e dell'eloquenza con salutare l'Imperator Costanzo come legittimo loro Sovrano. I sentimenti di fedeltà e di pentimento comunicaronsi di ordine in ordine, finattanto che la pianura di Sardica risuonò tutta coll'universale acclamazione: "via quest'intrusi usurpatori: lunga vita e vittoria, al figlio di Costantino; sotto le sole di lui bandiere combatteremo e vinceremo." I gridi delle migliaia di soldati, i loro minaccevoli gesti, il fiero rimbombo delle armi sorpresero e vinsero il coraggio di Vetranione, che stava in mezzo alla ribellione de' suoi seguaci in dubbiosa e tacita sospensione. In vece di darsi all'ultimo rifugio d'una generosa disperazione, si sottopose vilmente al suo fato, e toltosi il diadema di capo, in presenza de' due eserciti cadde prostrato a' piedi del suo vincitore. Costanzo usò con prudenza e moderazione della vittoria; ed alzando da terra il vecchio supplicante, ch'esso affettò di chiamare col caro nome di padre, gli porse la mano per discendere dal trono. Fu destinata la città di Prusa per esilio o ritiro del deposto Monarca, il quale visse altri sei anni in seno alla pace ed all'abbondanza. Egli spesso esprimeva i suoi sentimenti di gratitudine per la bontà di Costanzo, e con una semplicità molto amabile avvisava il suo benefattore a rinunziare lo scettro del Mondo, e cercare il contento nella tranquilla oscurità d'una condizione privata, dove può solamente trovarsi(472).


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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