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      [A. D. 351]La condotta di Costanzo in tal memorabile occasione veniva celebrata con qualche sorta di giustizia; ed i suoi Cortigiani paragonavano le studiate orazioni, che faceva un Pericle o un Demostene al popol d'Atene, colla vittoriosa eloquenza, che avea persuaso una moltitudine armata ad abbandonare o deporre l'oggetto della parziale sua scelta(473). L'imminente contesa con Magnenzio era d'una specie più seria e sanguinosa. Il Tiranno con rapide marce s'avanzò incontro a Costanzo, conducendo un grand'esercito, composto di Galli, di Spagnuoli, di Franchi e di Sassoni, di quei Provinciali, che somministravan la forza delle legioni, e di quei Barbari, che si tenevan come i nemici più formidabili della Repubblica. I fertili piani(474) della bassa Pannonia, fra il Dravo, il Savo ed il Danubio, presentarono uno spazioso teatro; e le operazioni della guerra civile furon mandate in lungo ne' mesi di estate per l'arte o per la timidità de' combattenti(475). Costanzo avea dichiarato d'avere intenzione di decidere la contesa ne' campi di Cibali; nome ch'egli credeva dover animar le sue truppe per la rimembranza della vittoria, che nel medesimo avventuroso luogo erasi ottenuta, dalle armi di Costantino suo padre. Pure atteso le inespugnabili fortificazioni, colle quali l'Imperatore circondava il suo campo, pareva che volesse piuttosto sfuggir che incontrare un generale combattimento. Lo scopo di Magnenzio era quello di tentare o di costringere l'avversario ad abbandonare quel vantaggioso posto; ed impiegò a tal oggetto le diverse marce, evoluzioni e stratagemmi, che la cognizione dell'arte della guerra potea suggerire ad un esperto ufficiale.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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