Egli prese d'assalto l'importante città di Siscia; fece un attacco contro quella di Sirmio, ch'era dietro al campo Imperiale; tentò di forzare un passaggio pel Savo nelle province Orientali dell'Illirico; e tagliò a pezzi un numeroso distaccamento, che aveva tirato negli stretti passi d'Adarno. Per quasi tutta la estate il Tiranno della Gallia si tenne padrone del campo. Le truppe di Costanzo erano stanche e scoraggiate; diminuiva la sua riputazione agli occhi del mondo; ed il suo orgoglio condescendeva a sollecitare un trattato di pace, che avrebbe rilasciato all'assassino di Costante la sovranità delle province oltre le alpi. Tali offerte acquistaron forza per l'eloquenza di Filippo, ambasciatore Imperiale, ed il Consiglio non meno che l'esercito di Magnenzio si disponevano ad accettarle. Ma l'altiero usurpatore, non curando le rimostranze de' suoi amici, diede ordine, che si ritenesse Filippo come prigioniero, o almeno come ostaggio, mentre spediva un uffiziale a rimproverare a Costanzo la debolezza del suo regno, e ad insultarlo colla promessa del perdono, se avesse immediatamente deposta la porpora. L'unica risposta, che l'onor permetteva all'Imperatore di dare, fu "ch'esso confidava nella giustizia della sua causa e nella protezione d'un Dio vendicatore." Ma egli era tanto persuaso dell'infelicità di sua situazione, che non osò di contraccambiar l'indegnità, ch'era stata commessa verso il suo rappresentante. La negoziazione però di Filippo non fu senz'effetto; poichè indusse Silvano Franco, Generale di merito e di riputazione, a disertare con un corpo considerabile di cavalleria, pochi giorni avanti la battaglia di Mursa.
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