Sembra ch'egli esercitasse le virtù di generale e di soldato, finattanto che la giornata non fu assolutamente perduta, ed il suo campo in man dei nemici. Magnenzio allora provvide alla propria salvezza, e deposti gli ornamenti Imperiali, fuggì con qualche difficoltà le ricerche de' cavalleggieri, che senza posa inseguirono la sua rapida fuga dalle sponde del Dravo fino a piè delle alpi Giulie(482).
[A. D. 351]La vicinanza dell'inverno somministrò all'indolenza di Costanzo molte speciose ragioni per differire il proseguimento della guerra fino alla seguente primavera. Magnenzio avea fermata la sua residenza nella città d'Aquileia, ed apparentemente si mostrava risoluto di disputare il passo de' monti o delle lagune, che fortificavano i confini della Provincia Veneta. La sorpresa, fatta di un castello nelle alpi per una segreta marcia degl'Imperiali, non avrebbe bastato a determinarlo di lasciare il possesso dell'Italia, se le inclinazioni del popolo avessero sostenuto la causa del loro Tiranno(483). Ma la memoria delle crudeltà, esercitate da' suoi ministri dopo l'infelice ribellione di Nepoziano, aveva lasciato una profonda impressione d'orrore e di sdegno negli animi de' Romani. L'ardito giovine, figlio della Principessa Eutropia e nipote di Costantino, avea veduto con isdegno usurparsi lo scettro d'Occidente da un perfido Barbaro. Armando quindi una truppa disperata di schiavi e di gladiatori, sorprese la debole guardia della domestica tranquillità di Roma, ricevè l'omaggio del Senato, ed assumendo il titolo d'Augusto, precariamente regnò nel tumultuoso periodo di ventotto giorni.
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