Pagina (315/482)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Spedì egli primieramente un Senatore, nell'abilità di cui confidava, ed in seguito varj Vescovi, il sacro carattere de' quali ottener poteva una più favorevol udienza, coll'offerta di rinunziare la porpora, e colla promessa di consacrare il rimanente della sua vita in servizio dell'Imperatore. Ma Costanzo, quantunque accordasse graziosi termini di perdono e di riconciliazione a chiunque lasciasse lo stendardo della ribellione(486), si dichiarava però inflessibilmente determinato a dare la giusta pena a' delitti d'un assassino, ch'egli si preparava ad opprimere da ogni parte collo sforzo delle vittoriose sue armi. Una flotta Imperiale s'impossessò facilmente dell'Affrica e della Spagna, confermò la fede vacillante de' popoli Mori, e sbarcò considerabili truppe, le quali passarono i Pirenei, e s'avanzarono verso Lione, ultima e fatal dimora di Magnenzio(487). L'indole del Tiranno, che non fu mai inclinato alla clemenza, veniva stimolata dalle angustie ad esercitare qualunque atto d'oppressione, che estorcer potesse un pronto sussidio dalle città della Gallia(488). Finalmente stancossi la loro pazienza, e Treveri, sede del governo Pretoriano, diede il segno della ribellione, chiudendo in faccia le porte a Decenzio, che dal fratello era stato elevato al grado di Cesare o d'Augusto(489). Da Treveri, Decenzio fu costretto di ritirarsi a Sens, dove tosto fu circondato da un'armata di Germani, che dalle perniciose arti di Costanzo erano stati introdotti nelle civili dissensioni di Roma(490). Intanto le truppe Imperiali forzarono i passi delle alpi Cozie, e nel sanguinoso combattimento di monte Seleuco il partito di Magnenzio fu irrevocabilmente notato col titolo di ribelle(491). Non fu Magnenzio in grado di condurre un altro esercito in campo; venne corrotta la fedeltà delle sue guardie; e quando comparve in pubblico per animarle colle sue esortazioni, fu salutato con un concorde applauso di "lunga vita all'Imperatore Costanzo". Il Tiranno, accorgendosi che si preparavano a meritare perdono e premj con sagrificare il più malvagio delinquente, ne prevenne il disegno trafiggendosi col proprio ferro(492); morte più mite ed onorata di quella, che potea sperar d'ottenere dalle mani d'un nemico, di cui la vendetta sarebbe stata colorita dallo specioso pretesto della giustizia e della fraterna pietà. L'esempio del suicidio fu imitato da Decenzio, che strangolossi alla nuova della morte di suo fratello.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





Senatore Vescovi Imperatore Costanzo Imperiale Affrica Spagna Mori Pirenei Lione Magnenzio Tiranno Gallia Treveri Pretoriano Decenzio Cesare Augusto Treveri Decenzio Sens Germani Costanzo Roma Imperiali Cozie Seleuco Magnenzio Magnenzio Imperatore Costanzo Tiranno Decenzio