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      Per intercessione della sua protettrice, Giuliano fu ammesso alla presenza dell'Imperatore; difese con decente libertà la sua causa; fu ascoltato favorevolmente; e nonostanti gli sforzi de' suoi nemici, che insistevano sul pericolo di risparmiare il vendicatore del sangue di Gallo, prevalse nel consiglio il sentimento più dolce d'Eusebio. Ma gli Eunuchi temerono gli effetti di un secondo congresso; e Giuliano fu avvisato di ritirarsi per un tempo nelle vicinanze di Milano, finattanto che l'Imperatore stimò opportuno di assegnare la città d'Atene per luogo del suo onorevole esilio. Egli che fin da' più teneri anni avea dimostrato un'inclinazione o piuttosto una passione per l'idioma, pei costumi, per la dottrina e per la religione de' Greci, obbedì con piacere ad un ordine sì confacente ai suoi desiderii. Lungi dal tumulto delle armi e dalla perfidia delle Corti, passò sei mesi fra' boschetti dell'Accademia, in un libero commercio co' Filosofi di quel tempo, che studiavano di coltivare l'ingegno, d'incoraggiare la vanità, e d'infiammare la devozione del loro Reale Allievo. Le loro fatiche non restarono senza effetto, e Giuliano conservò per Atene inviolabilmente quel tenero riguardo, cui rare volte manca d'eccitare in un animo generoso la memoria del luogo, dove ha scoperte ed esercitate le crescenti sue facoltà. La piacevolezza ed affabilità de' costumi, che suggerite gli erano dal temperamento, ed imposte dal presente suo stato, appoco appoco gli cattivarono l'affezione degli stranieri, non meno che de' cittadini co' quali trattava.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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