[A. D. 358]Mentre il Romano Imperatore ed il Monarca di Persia difendevano alla distanza di tremila miglia i loro estremi confini contro i Barbari del Danubio e dell'Oxo, la frontiera, che si trovava interposta fra loro, pativa le vicende d'una languida guerra e di una precaria tregua. Due ministri Orientali di Costanzo, cioè Musoniano Prefetto del Pretorio, l'abilità del quale non ebbe effetto per mancanza di verità e d'integrità, e Cassiano Duca di Mesopotamia, coraggioso e veterano soldato, aprirono una segreta negoziazione col Satrapa Tamsapore(544). Queste aperture di pace, trasportate nel servile e adulante linguaggio Asiatico, furono mandate al campo del gran Re, il quale risolse di significare per mezzo d'un Ambasciatore i termini ch'era inclinato ad accordare ai supplicanti Romani. Narsete, ch'egli aveva decorato di tal carattere, fu ricevuto onorevolmente nel passare che fece per Antiochia e Costantinopoli; giunse dopo un lungo cammino a Sirmio, e nella sua prima udienza rispettosamente spiegò il velo di seta che copriva la superba lettera del suo Sovrano. Sapore, Re dei Re e fratello del Sole e della Luna (tali erano gli altieri titoli affettati dall'Orientai vanità) esprimeva la sua compiacenza, che il suo fratello Costanzo Cesare fosse stato istruito dall'avversità. Sosteneva egli, come legittimo successore di Dario Istaspe, che il fiume Strimone in Macedonia era il vero ed antico limite del suo Impero; dichiarando, però, che in prova della sua moderazione si sarebbe contentato delle Province dell'Armenia e della Mesopotamia, che fraudolentemente s'erano estorte da' suoi Antenati.
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