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      Un tristo silenzio, interrotto da lacrime e da lamenti, dimostrò la mesta perplessità dei Barbari; ed il vecchio lor Capo in patetico linguaggio dolevasi, che la privata sua perdita veniva ora amareggiata dal sentimento della pubblica calamità. Mentre i Camavj stavan prostrati a piè del suo trono, il real prigioniero, ch'essi credevan già morto, d'improvviso comparve a' lor occhi; e tosto che il tumulto di gioia si convertì in attenzione, Cesare parlò all'assemblea in questi termini. "Ecco il figlio, il Principe, che da voi si piangeva. Voi l'avevate perduto per vostra colpa; Dio ed i Romani ve l'hanno restituito. Io conserverò ed educherò il giovane, piuttosto come un monumento della mia propria virtù, che come un pegno della vostra sincerità. Se voi tenterete di violare la fede, che avete giurata, le armi della Repubblica vendicheranno la perfidia non già sull'innocente, ma su' colpevoli." I Barbari si ritirarono dalla sua presenza, penetrati de' più profondi sentimenti di gratitudine e d'ammirazione(578).
      [A. D. 357 358 359]Non era sufficiente per Giuliano l'aver liberato le Province della Gallia da' Barbari della Germania. Egli aspirava ad emulare la gloria del primo e più illustre fra gl'Imperatori, ad esempio del quale compose i suoi Comentari della guerra Gallica(579). Cesare ha riferito con interna compiacenza la maniera con cui passò il Reno due volte. Giuliano potè vantarsi, che prima di prendere il titolo d'Augusto, aveva in tre felici spedizioni portato le Aquile Romane oltre quel gran fiume(580). La costernazione de' Germani dopo la battaglia di Strasburgo lo animò a fare il primo tentativo; e la ripugnanza delle truppe tosto cedè alla persuasiva eloquenza d'un Capitano, il quale era a parte delle fatiche e de' pericoli, che imponeva all'infimo de' suoi soldati.


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Storia della decadenza e rovina dell'Impero Romano
Volume Terzo
di Edoardo Gibbon
pagine 482

   





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