Trid. l. VIII.
(446) Giuliano (ad S. P. Q. Athen. p. 270) accusa il suo cugino Costanzo di tutta la colpa di un macello, in cui era stato sì vicino a soccombere ei pure. Vien confermata la sua asserzione da Atanasio, che per ragioni di altro genere non era meno nemico di Costanzo (Tom. I. p. 856.) Zosimo conviene nella medesima accusa; ma i tre abbreviatori Eutropio e i Vittori usano l'espressione molto temperata sinente potius quam jubente;--incertum quo suasore--vi militum.
(447) Euseb. in vit. Const. l. IV. c. 69. Zosim. l. II. p. 1117. Idat. in Chron. Vedi due note di Tillemont Hist. des Emper. IV. p. 1086-1091. Si fa menzione del regno del fratello maggiore in Costantinopoli solo nella Cronica Alessandrina.
(448) Agatia, che visse nel sesto secolo, è l'autore di questa istoria (l. IV. p. 135. edit. Lovre). Egli rilevò tali notizie da alcuni estratti delle Croniche persiane, che ottenne e tradusse l'interprete Sergio durante la sua ambasceria a quella Corte. La Coronazione della madre di Sapore, è similmente rammentata da Schikard (Tarikk. p. 126) e D'Herbelot (Bibl. Orient. p. 763).
(449) D'Herbelot. Bibl. Or. p. 764.
(450) Sesto Rufo c. 26 la di cui autorità in quest'occasione non è disprezzabile, afferma che i Persiani richiesero invano la pace, e che Costantino si preparava a marciar contro di loro; ma il peso maggiore della testimonianza d'Eusebio ci costringe ad ammettere, se non la ratifica, i preliminari almeno del trattato. Vedi Tillemont Hist. des Emper. T. IV. p. 420.
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