Vedansi ancora le giudiziose osservazioni di Tillemont. Hist. des Emper. Tom. IV. p. 656.
(455) Acerrima nocturna concertatione pugnatum est, nostrorum copiis ingenti strage confessis. Ammiano XVIII. 5. Vedi anche Eutropio X. 10. e Sesto Rufo c. 27.
(456) Libanio Orat. III. p. 133 con Giuliano Orat. I. p. 24 ed il Coment. di Spanemio p. 179.
(457) Vedi Giuliano Orat. I. p. 27, Orat. II. p. 62 col Comentario di Spanemio (p. 188-202), che illustra le circostanze e determina l'epoca de' tre assedj di Nisibi. S'esaminano anche le date di essi dal Tillemont (Hist. des Emper. Tom. IV. p. 668, 671, 674) e qualche cosa s'aggiunge da Zosimo (l. III. p. 151) e dalla Cronica Alessandrina (p. 290.)
(458) Sallust. Fragm. LXXXIV. edit. Brosses. Plutar. in Lucul. (Tom. III. p. 184.) Nisibi è presentemente ridotta a centocinquanta case; le terre paludose producon riso, ed i fertili prati, fino a Mosul ed al Tigri, son coperti dalle rovine della città e de' villaggi. Vedi Niebuhr (Viag. Tom. II. p. 300-309.)
(459) I miracoli, che Teodoro (l. II. c. 30) ascrive a S. Giacomo, Vescovo d'Edessa, furono almeno fatti per una causa che lo meritava, cioè per la difesa della patria. Egli comparve sulle mura in forma del Romano Imperatore, e mandò un'armata di zanzare a punger le trombe degli elefanti, e a sconfigger l'esercito del nuovo Sennacherib.
(460) Giulian. Orat. I. p. 27. Quantunque Niebuhr, (Tom. II. p. 307) assegni un gonfiamento molto considerabile al Migdonio, sopra del quale vide un ponte di dodici archi, nonostante è difficile di capire quanto paralello di un piccol ruscello con un gran fiume.
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