Ammian. l. XVIII. c. 4.
(505) Gregorio Nazianzeno (Orat. III. p. 90) rimprovera l'Apostata della sua ingratitudine verso Marco, Vescovo d'Aretusa, che aveva contribuito a salvargli la vita; ed apprendiamo, quantunque da un testimone meno rispettabile (Tillemont Hist. des Emper. Tomo IV. p. 916), che Giuliano fu nascosto nel santuario d'una Chiesa.
(506) Si contiene il racconto più autentico dell'educazione e delle avventure di Giuliano nell'epistola, o manifesto, ch'egli stesso indirizzò al Senato ed al Popolo d'Atene. Libanio (Orat. Parental.) dal canto de' Pagani, e Socrate (l. II. c. 1) da quello de' Cristiani ce ne han conservate molte interessanti particolarità.
(507) Quanto alla promozione di Gallo, vedi Idacio, Zosimo, ed i due Vittori. Secondo Filostorgio (l. IV. c. 1.). Teofilo, Vescovo Arriano, fu il testimone, e come il garante di questo solenne trattato. Egli sostenne tal carattere con generosa fermezza; ma il Tillemont (Hist. des Emper. Tom. IV. p. 1120) crede molto improbabile che un Eretico possedesse una tale virtù.
(508) Sul principio fu permesso a Giuliano di proseguire i suoi studi in Costantinopoli; ma la riputazione, ch'egli acquistava, presto eccitò la gelosia di Costanzo, e fu avvisato il giovane Principe di ritirarsi ne' meno cospicui teatri della Bitinia e della Jonia.
(509) Vedi Giulian. ad S. P. Q. A. 271. Girol. in Chron. Aurel. Vitt. Eutrop. X. 14. Io copierò le parole d'Eutropio, che scrisse il suo compendio circa quindici anni dopo la morte di Gallo, quando non v'era più alcun motivo o di adulare, o di deprimere il suo carattere: Multis incivilibus gestis Gallos Caesar.
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