La Principessa diceva:
- Correte ad avvisare la Istitutrice di mia figlia che fra poco andrò al palazzo d'estate dov'essa studia e che faremo insieme una passeggiata.
- Cro-cro, cro-cro, rispose il coro delle rane, e tosto a tutta forza di nuoto le snelle bestiuole approdarono alla sponda che guarda la parte più imboscata della foresta di pioppi.
Sopra una piccola isoletta d'arena tutta circondata da giunchi alti è costruito il palazzetto della Principessina Nenuphar.
È tutto di foglioline giovani di gladiolo, alle quali la tenera età dà il colore del porro. Dentro è tutto tappezzato di muschio umido e verde, e la sabbia ed il fango rincalzati intorno alle pareti esteriori impediscono che v'entrino le biscie, i biacchi, i topi d'acqua e tutti i brutti nemici della dinastia regnante. In mezzo un bel Nenuphar color d'avorio, che si rinnova ogni mattina, è posato sul muschio e serve di letto alla Principessina, una bella ranina verde colle zampettine chiare chiare e cogli occhi azzurri.
La Principessa madre entrò mentre l'Istitutrice faceva la lezione.
- Principessina - domanda l'Istitutrice - ditemi qual è il nostro dovere quando il tempo minaccia di cambiare.
- Signora maestra - risponde questa - allora noi dobbiamo abbandonare il fondo dello stagno, salire a galla, guardare il cielo che s'imbruna e gracidare in comune per avvisar gli uomini, acciocché mettano in serbo i fieni che stanno ammonticchiati nei prati; e poi dobbiamo cercare di prendere al varco i moscerini che volano sull'acqua perché quando piove gli è per noi impossibile andare a caccia.
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