- Brava Principessina, brava, andiamo innanzi.
In questo mentre l'entrata della Principessa madre interruppe la lezione.
La Principessa s'informò dalla Istitutrice dei progressi fatti, dei lavori eseguiti, della condotta della figlia. Ma qual fu il suo stupore quando udì che la piccola Nenuphar aveva quella mattina rifiutato di buttarsi nello stagno! Come, una ranocchia della famiglia cospicua di Nenuphar, la figlia del Re Mangiaporri morto l'anno prima nel difendere lo stagno paterno contro l'invasione della tribù delle serpi a schiena nera, la futura Regina aver paura dell'acqua! oibò! - Signora Principessina, - disse la mamma con un cro-cro formidabile e per il quale tremarono come foglie di canna mosse dal vento tanto la figliuola colpevole quanto la Istitutrice troppo indulgente, - signora Principessina, venite meco e vi darò io una lezione di nuoto.
- No, mammina, no, ho paura, gridava la Principessina alzando le zampine in segno di terrore e seguendo l'Istitutrice; no, mammina, no.
La Regina Nenuphar allora si mise a sedere sulla riva ed incominciò:
- Non c'è nulla che ti possa far paura. Noi ranocchie abbiamo sempre saputo nuotare e gli uomini che sono tanto superbi, alla fin de' conti ci hanno avuto a maestre. Non c'è che a fender l'acqua colle zampe dinanzi ed a respingerla addietro colle zampine posteriori.
Anzi, lei signora, Panciarancia tenga per mano mia figlia mentre io le do coll'esempio una lezione.
In così dire la Regina non fece né uno né due, ma giù un bel tuffo.
Invano essa chiamava con cro-cro imperiosi la sua cara ranocchietta a seguirla; questa invasa dalla paura stendeva i piedini verso l'estremo lembo dell'acque, ma non si decideva ancora.
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