- Anche questo è impossibile, rispondeva il compare Drosselmeier. Un lavoro meccanico resta sempre quello che è.
- Ah, è impossibile? - rispose Fritz trascicando le parole - ah, è impossibile? Allora, se tutti questi signori non sanno fare altro che una cosa, o sempre la stessa, non valgono molto, e mi curo poco di loro. Preferisco i miei Ussari che manovrano avanti, addietro, a piacer mio, e non son rinserrati dentro un castello...
E ciò dicendo, se ne andò saltarellando all'altra tavola, e fece trottare gli squadroni sui loro cavalli d'argento, mise in moto i battaglioni di fanteria, e fece fare delle splendide cariche con molte sciabolate e fucilate.
Anche la Marietta si era un poco annoiata del monotono andare e venire delle dame del castello: ma siccome essa era buona e gentile, non se ne fece accorgere e tanto meno lo disse. Ma adagino e senza dir nulla passò all'altra tavola.
(Continua)
II.
DISGRAZIA E PROTEZIONE.
Tra i balocchi disposti a piè dell'albero di Ceppo, quello che più attirò l'attenzione della Marietta fu una specie di burattino molto curioso. Vi sarebbe stato molto da dire sull'eleganza delle sue forme, perché aveva una gran pancia, le gambe sottili, la testa grossa, e una bocca eccessivamente larga: ma il vestiario stava molto in suo favore, e denotava una persona di gusto.
Aveva una giacchetta da ussaro di un bel colore violetto con tante ghiglie e bottoni bianchi. I suoi occhi verdi, fuor della testa come quelli dei ranocchi, esprimevano la benevolenza e l'amicizia, e la barba ricciuta di lana bianca che gli ornava il mento facea risaltare il dolce sorriso della sua bocca vermiglia.
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