E quel cappellino! e quel vestitino! e quegli stivalini! oh! carina... ti mangerei tutta dai baci.
Intanto la Virginia tornava correndo per dare il fiorellino alla bambola. Ma una siepe le fece ostacolo; e avendo in quel punto udito le esclamazioni dell'Assuntina, della quale riconobbe subito la voce, si soffermò; forse anche per appagare un tantino di vanità destata in lei dalle lodi che sentiva prodigare alla sua diletta bambola.
E l'Assuntina continuava: - Tu sì, che somigli una bambina vera! Tu stai seduta; starai su diritta; ti piegherai in tutti i modi! Questa mia, se non la tengo per le spalle o in collo, o sdraiata, la casca giù come un cencio. A te sì, ch'io potrei mettere in mano la treccia; hai i ditini! potrei anche insegnarti le divozioni, e fartele dire in ginocchio. Ti potrei tener seduta accanto a me quando lavoro! Oh! se tu fossi mia...! Ma... quanto sono sciocca! chi sa quanto costi ! E la mia mamma, poveretta, ha proprio i denari lì per comprarti! E poi, la tua padrona, non ti venderebbe sicuramente. Chi sa il bene che ti vuole!... Pazienza! bisognerà che mi contenti di questa che ho. - E nel dir così, la rialzò un poco per la manica, e le diede una occhiata di scancìo. Ma riguardandola le pareva anche più brutta; e non sapeva staccarsi da quella che aveva innanzi, tanto elegante, tanto ricca, tanto leggiadra! E lì, a rinnovare elogi della sua bellezza, e ad esprimere più vivo il desiderio di possederla.
III.
E la Virginia? Colla personcina un po' chinata in avanti, col collo allungato, cogli orecchi tesi, era rimasta dietro la siepe, come inchiodata, e non perdeva una sillaba dei discorsi dell'Assuntina.
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Virginia Assuntina Assuntina Virginia Assuntina
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