E per tema che nelle provincie lontane i suoi luogotenenti non facessero il proprio dovere, come non di rado accade allorché i Regni sono troppo vasti, il buon Re percorreva sovente il territorio e se incontrava governatori colpevoli aspramente li puniva ed i buoni regalmente ricompensava.
Ma le continue cure del governare il suo popolo avevangli fatto trascurare l'educazione del proprio figlio che doveva succedergli sul trono di Borneo.
Invano aveagli posto intorno savi maestri d'ogni scienza, ma il giovane Principe preferiva ad ogni altra cosa la caccia nelle foreste della grande isola paterna.
Valoroso, forte ed instancabile, le foreste e la montagna non avevano segreti per lui. Armato del terribile Kris dalla lama fiammeggiante egli non esitava a lottare colla tigre e colla pantera; la freccia ch'egli scoccava dall'arco giungeva sicura al cuore dei grossi bufali selvaggi che popolano le paludi della Malesia.
Una balda schiera di compagni delle sue rischiose venture lo seguiva sempre, e sovente la tranquillità della Reggia paterna veniva turbata dal tumultuoso giungere della comitiva reduce dalla caccia affannosa.
Invano il Re tentava allora rimproverare il figliuolo. Egli era sì bello, sì maschiamente bello e sì felice delle sue giornate spese fra i pericoli della caccia, che al buon vecchio signore morivano sul labbro le parole di rimprovero.
Però talvolta la notte prima di chiuder gli occhi al sonno pensava mestamente e diceva: "Che farà mai del mio popolo questo figliuolo mio che altro non sogna fuorché la persecuzione delle fiere?
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