Il nostro nemico avrà udito nominare il nostro Imperio centro del mondo, ma non sa dove sia e quanta distanza da esso ci separi. Non armi né armati chiedonsi per contrastargli il passo per ora. Sarà prudenza l'apprestarne, ma prima dimando mi sia concesso tentare una prova che varrà a stornare dal nostro capo la terribile tempesta. Mi sia concessa una vecchia giunca sdrucita (*) sopra la quale saliranno meco uomini di mia scelta ed io andrò a Borneo e tali cose narrerò che riusciranno a farci liberi dall'invasione.
La riputazione d'astuzia di cui il mandarino godeva alla Corte di Cambaluc - allora sede dell'Imperatore dei Chinesi - era tale che la giunca gli fu concessa.
Ed egli si pose d'attorno a curarne l'armamento.
Scelse nell'arsenale più vicino la più vecchia fra le navi, v'infiorò alle antenne di bambasia vele vecchissime di stuoia qua e là rattoppate, trascurò qualunque eleganza negli attrezzi cui diede con arte un'apparenza di roba usata ed esposta da lungo tempo alle intemperie. Coprì di ruggine le ferramenta, piantò arboscelli in vasi di vecchio coccio ed infine scelse a compagni provetti marinari che l'età grave avesse incanutiti e la bocca de' quali fosse sguarnita di denti. Sordidamente sé ed i compagni vestì di panni stinti o frusti ed accompagnato dai voti de' suoi conterranei, poiché ogni cosa fu pronta, salpò l'ancora e veleggiò alla volta di Borneo.
Non trascorse un mese che la strana giunca fu in vista della grande isola e che come smarrita per il mare e lieta di pigliar terra s'approssimò ad una spiaggia dove sorgevano molte case raccolte in grosso e popoloso villaggio.
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