.. ci beccheremo un po' - metteremo a repentaglio le nostre forze per un nulla; - ma non è possibile non volersi bene dimolto, finché viviamo almeno nello stesso nido e sotto le ali de' genitori. La mamma cercò di consolarmi raddoppiando di cure verso di me e mostrando d'essere molto tranquilla rispetto al figlio perduto. Non può essergli andata che bene - diceva - una mano pietosa lo avrà raccolto... lo colmerà di attenzioni... e gli darà la via appena sia grande.
O che mi avesse convinto, o che da piccoli ci si consoli presto di tutto, tornai ad essere allegro allegro.
Il sole che sorgeva, l'aria purissima della primavera, l'effluvio dei fiori e quello dei frutti; l'azzurro del cielo e la melodia dei diversi canti che si udivano nel bosco, mi mettevano addosso, ogni mattina, un gaudio infinito che non sapevo esternare se non che facendo ghio... ghio... fino a buio.
Quando mi trovavo solo nel nido e un poco assonnato, sognavo le grandi volate per lo spazio e mentre essendo del tutto sveglio, volgevo attorno lo sguardo, presentivo le gioie dei nascondigli ombrosi, di un terreno seminato di grano, dello stagno ricco di bacherozzoli... E tutta la poesia di un filo d'acqua che corra fra i sassi, d'un canto flebile ed amoroso, d'un arboscello leggermente scosso dal vento, d'un ajuola fiorita, d'una siepe olezzante.
Presentivo insomma quell'amore infinito, quell'entusiasmo, direi, del creato e del creatore, che fa cinguettare noi passerotti durante il giorno, come cantare durante la notte e senza riposo, il melodico usignolo.
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