Ma che certi ragazzi, dei quali udiva sovente le voci, dovessero essermi fatali, non lo avevo presentito punto; quantunque avessi notato, più di una volta, che quando essi tiravano dei sassi sull'albero, nel tronco del quale la mamma aveva costruito il nido, essa drizzava il collo per la paura e se seguitavano a gettar sassi o a scuoter l'albero scappava via. Dei nidi lì vicini a me ce n'erano parecchi e come la mia facevano le altre mamme. Se ne fuggivano per un nulla. E noi, sebbene ignari del pericolo che ci sovrastava, ad affaticarci richiamandole invano col nostro pigolìo.
Per dire il vero, una mamma che vuol bene ai suoi piccini fa molto male se li abbandona in certi momenti... Pare però che noi passeri, non ci siamo ancora giunti, a quella potenza di affetto illimitato, che sa concepire, ci dicono, l'animale così detto uomo.
- Eccolo lassù il nido... - fece un giorno uno dei ragazzi.
- Dove? dove? - chiesero tutti gli altri ad un tempo.
Sentire una scossa tremenda e una mano addosso fu un istante.
Che paura! che sensazione ingrata sentirsi rinchiusi dentro una mano!
Ma anche noi ci difendemmo con le beccate, e il ragazzo per un momento ebbe così paura che fece una gran boccaccia.
Il cuore mi batteva con violenza; credevo di morire.
- Lo vedete se c'è riuscito di trovarlo, il nido, - esclamò un ragazzo.
- Sfido - replicò l'altro - se c'era un passerotto morto qui in terra, più qua o più là doveva esserci anche un nido.
Povero mio fratello! il morto era lui senza dubbio, sebbene la mamma avesse asserito.
| |
|