Era la prima volta che volavo.
Battei ripetutamente il petto nei vetri della finestra, poi caddi giù a terra sfinito, ansante.
- Vede che cosa segue? - venne fuori a dire la cameriera colla sua voce agra - Un bel giorno gli scappa... non ha forza di volare, e va nella bocca di un gatto... gli tagli, gli tagli le ali, signorino... ripeté l'antipatica donna.
E lui - No, no, non voglio! - E se quella faceva atto di riprendere in mano le forbici, urli disperati.
È altresì vero che da quel di Goretto non ebbe più pace.
La mia prima volata lo aveva proprio reso irrequieto. In gabbia gli facevo pena, e mi ci teneva poco, le ali non me le voleva tagliare e al tempo stesso gli stava molto ma molto a cuore che io non me la svignassi; anche per la paura di quel benedetto gatto, dal quale dovevo essere ingoiato, conforme aveva predetto la cameriera.
- Non trovo Cecco, - gridava talvolta col pianto alla gola, - e Cecco ero io - non lo trovo più... O dov'è?? o dov'è andato?? me l'hanno fatto scappare...
Sua madre dava subito l'ordine che le persone di servizio mi cercassero e accorreva lei stessa in aiuto.
Si frugava sotto i mobili, mi si cercava dietro le sedie, sulle cornici degli usci e dei quadri, sulle aste delle tende, sui fili di ferro e sulla leva del campanello, in ogni canto in ogni buco...
- Ecco qui - brontolava intanto la cameriera. - Mi fa perdere un tesoro di tempo quel benedetto uccello... se ti trovo te le taglio io le ali... ho da stirare una montagna di panni... Se non è oggi è domani.
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Goretto Cecco Cecco
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