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      Ma essi sdegnosi della mia presenza mi vennero addosso e se non riuscirono ad ammazzarmi, perché seppi difendermi, riuscirono a ferirmi e a spelacchiarmi assai. La zitellona ricevé l'annunzio di tale avvenimento dalla sua donna e dritta, stecchita, ruvida come un ferro da calza arrugginito, mi levò subito di là e mi mise in una gabbia. Poi diventando a un tratto tutta muta e carezzevole levò di tasca un savoiardo e... carini... carini loro... andava dicendo, mentre ne dava dei bravi pezzi a quei furfanti, - non ce l'hanno voluto... è troppo brutto per stare insieme... hanno ragione poverini...
      Udendo queste frasi melate e vedendo che a me di quel savoiardo non me ne toccava; fui preso da un accesso di stizza furente e incominciai a sbatacchiarmi per la gabbia dando beccate di qua, beccate di là.
      Oh! gioia! uno stecchino si muove, mi si apre un varco ed io via per la finestra, che non avevano avvertito di chiudere.
      Ero libero, padrone del mondo! che felicità! Ormai la forza di volare l'avevo e sebbene ferito, feci una volata che mi rimesse in vita.
      Sfido io, ero nel pieno sviluppo del mio organismo ed avevo tanto bisogno di spazio... di moto!
      Dopo questa prima girata mi nacque il desiderio dell'asilo materno e quello di rivedere Goretto. Pensavo d'entrare nella stanza del bambino, posarmi sulle spalle di lui e beccargli, secondo il solito, gli orecchi, le labbra, i denti; far di tutto insomma, perché riconoscesse il suo Cecco. Ora sì che avevo bisogno di dirgli che gli volevo bene!


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





Goretto Cecco