E voglio dirvi: Ma che credete d'essere qualche cosa più di me, voi? Perché cantate bene e avete le penne chiare, pretendete forse di appartenere a stirpe più nobile della nostra?
Siamo tutti fratelli, miei cari, della stessa famiglia... E se noi passere vi si muovesse guerra... guai. Siamo più ardite noi, in maggior numero, e in casa nostra. Neppure le gabbie d'oro massiccio, vi difenderebbero dalle nostre beccate, vanitosa razza degenerata.
- Goretto! - chiamò una donna nel giardino attiguo, mentre battevo le ali e arrotavo il becco, come se già avessi davanti coloro che mi avevano crudelmente spelacchiato.
Udendo quel grido... quel nome, rimasi estatico colle ali spiegate e ferme, e col becco spalancato.
- Goretto! Goretto - ripeté la donna: Commosso e sorpreso volai sopra un gattice del giardino accanto.
A prima giunta, non vidi che una signora la quale faceva sventolare in aria un fascicolo, imitando scherzosamente la cantilena dei giornalai.
- Eccolo il giornale dei bambini... eccolo il giornale... - gridava.
- Il giornalino! Il giornalino! - dissero tutti insieme battendo le mani quattro o cinque ragazzi che sbucarono di sotto un pergolato e giunsero di volo dalla signora, col mio Goretto - il più piccino di tutti - in capofila.
Quanto era carino e vispo, lui! Certe gambette svelte... lunghe... una vivacità nella fisonomia, nei movimenti!...
Comparve e sparì lasciandomi là, con tanto di becco.
Uno dei ragazzi più grandi aveva preso in fretta e furia con aria di padronanza il giornale, ed erano rientrati tutti sotto il pergolato, mentre Goretto, stando addosso al ragazzo manifestava viva ansietà di vedere, di leggere.
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Commosso Goretto Goretto
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