Il vivere, se si fosse sempre schietti e alla buona, forse sarebbe più facile e più bello.
- Andate in giardino a far quattro salti, - tornò a dire la mamma. Il signorino, che (fra parentesi) si era messo per la sua festa un vestitino d'estate con bei bottoni bianchi e due calzette a righerosse e celesti, andò avanti facendo segno a Bortolino di seguirlo, e Bortolino provò a muovere le gambe. Giunti in giardino, e dopo essersi guardati in viso un pezzo senza parlare, fu il primo Mario a dimandare:
- Come ti chiami!
- Bortolino...
- E altro?
- Della Cascina Rampina.
- Vai a scuola!
- D'inverna.
- Si dice inverna alla cascina Rampina? e d'estate che cosa fai?
- Guardo la mucca.
Mario, a questa risposta, non poté trattenere uno scoppio di risa e, agitando i suoi lunghi capelli, che gli scendevano fin quasi sulle spalle, esclamò: - Ci vorrà poco studio. - Poi seguitò a raccontare che egli invece studiava il latino e il pianoforte, che il babbo l'aveva condotto ai bagni della Spezia, e al teatro della Scala e tante altre cose, l'una più bella dell'altra.
- Sai dov'è la Spezia? - No.
- Qu'est-ce que tu sais, mon petit Bortolin? - disse celiando il bricconcello. - To', prendi questo bastone e facciamo un po' di scherma.
Ma Bortolino non si sentiva di fare la scherma e si voltò, contro il muro; allora Mario, visto che non c'era costrutto, fece una gran riverenza, dicendo: Si vales, bene est, ego quoque valeo - e se ne andò a giuocare colla sorellina.
Dopo pranzo la mamma gli disse: - Nella tua camera c'è un lettino vuoto e per questa notte lo daremo a Bortolino; tu cerca di star zitto e a lasciarlo dormire.
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