- Io non voglio dormire con quel villano; ti pare, mamma? puzza di fieno. Non voglio, non voglio. - E picchiava le belle scarpette in terra.
Ma la mamma aggrottò le ciglia, segno che bisognava obbedire. - Perché non lo vuoi? forse perché egli lavora e mangia pan giallo, mentre a te, svogliatissimo in tutte le tue cose, danno pan bianco e pasticcini?
Mario se ne andò brontolando fra i denti: Gran che! guardare una mucca!... e si sentiva gli occhi pieni di lagrime per il dispetto. Ma poiché era inutile dir di no, pensò di fingersi ammalato, e andò a letto due ore prima del solito, solo, colla speranza di addormentarsi prima. Infatti egli non vide in confuso che un lume e non sentì che un frastuono alla lontana, quando Bortolino entrò e si spogliò.
Mario, secondo i suoi progetti, poté risvegliarsi alla mattina, prima delle quattro, mentre era tutto buio, cacciò le gambe dal letto, si vestì in fretta e in furia, sempre al buio, cercò tentoni l'uscio e se la svignò per la scala, contento di averla fatta a quel villanello sciocco. Quando arrivò giù, sotto il portico, Vincenzo che stava attaccando l'asino al carrettino, gli disse: - Sei qui Bortolino? andiamo presto che vuol piovere stamattina.
Mario stava per rispondere che Bortolino dormiva ancora della grossa, quando alla luce d'un lampione, che Vincenzo accese sotto il carrettino, vide - e vi lascio immaginare la sorpresa - che nel vestirsi in fretta, al buio, s'era messo indosso non il suo abitino nuovo d'estate, ma le robe del suo vicino, nuove anch'esse, ma color foglia secca.
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Gran Bortolino Vincenzo Bortolino Bortolino Vincenzo
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