Lo spavento fu tale e tanto sulle prime, che il fanciullo rimase come stordito, senza poter parlare né muoversi, mentre Vincenzo seguitava a dire: - La mamma ci aspetta per la spazzatura della cisterna e poi c'è lo strame da voltare. Se avremo tempo ci fermeremo a Limbiate da Menico a prendere quel porcellino che si vuol ingrassare per Natale, e gli faremo un po' di posto nella... carrozza.
Mario udiva bene tutte queste parole, ma una specie di granchio o di formicolìo per tutto il corpo e specialmente nella testa, gli tolse ogni facoltà di rispondere.
- Tu sei ancora invischiato nel sonno, Bortolino - disse il babbo prendendolo sotto le braccia e mettendolo a sedere sul carretto. - To', siedi qui sul sacco; dormi e bada a non fare un capitombolo.
Mario aveva aperta la bocca a un grande urlo, che chiamasse tutti i santi in suo soccorso, ma la voce non venne com'egli volle, e una specie di sonno duro, pesante, veramente impegolato, lo schiacciava senza togliergli del tutto il sentimento della sua disgrazia. O povera la sua mamma! o povero Mario!
- Va' là, Pindoro - disse Vincenzo all'asino, e il carretto si mosse, dondolando il lampione; rimbombò sotto il portone, uscì, rasentò la casa, passò sotto le finestre della mamma, e poi con un piccolo trotto sempre eguale attraversò molte vie, molte piazze, molti vicoletti deserti, giunse a una porta della città, infilò una strada di campagna, quando cominciava appena a schiarire. Il balio diceva: se piove, ti metti il sacco sulle spalle; se hai fame, ho del pan giallo nel cassetto.
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