Bortolino gli pareva diventato un salvatore, un benefattore, un amico insomma, che per compassione prendesse lui quel brutto mestiere di spazzare la cisterna, di guidare l'asinello, di guardare la vacca, lasciando il suo fratellino fra la carta pulita e bianca dei suoi libri, presso il pianoforte, presso la mamma...
- Oh mamma! - esclamò Mario, quando Bortolino fu partito, e si gettò a piangere fra le sue braccia.
JACK LA BOLINA
(pseudonimo di Augusto Vittorio Vecchi)
I viaggi d'una lacrima di Bice... raccontati da lei stessa.
Nr. 19 (10 novembre 1881), p. 294-297;
Nr. 22 (1 dicembre 1881), p. 348-350;
Nr. 23 (8 dicembre 1881), p. 356-359.
Cara Bice, tu non ricordi certamente quante volte dai tuoi occhi sgorgassero le lacrime. Io invece rammento come una mattina la lezione di musica ti riescisse più difficile che per il consueto. La mamma invano tentava di richiamar le tue piccole dita ai tasti bianchi e neri del cembalo. Tu allora sentisti qualcosa che saliva alle tue pupille e non ti lasciava più distinguere la riga della tastiera, e dalle tue palpebre gonfie cadde strizzata dalle ciglia una gocciolona di pianto che scivolò lungo la tua gota destra e si fermò sul tappeto.
Quella lacrima ero io.
Ora è passato più d'un anno da quel giorno e son tornata da te. Sono tra i petali d'una rosa che è nella tua camera di studio. Ti vedo leggere e tu non vedi me; ti vedo scrivere e tu non ti accorgi che ti guardo. Tu mi hai dimenticato, piccola Bice, ma io non ho mai dimenticato te.
E stamane prima che cogliessero la rosa, il mio vecchio amico Jack passeggiando in giardino ha udito che lo chiamavo.
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