Una luce intensa, un tuono meraviglioso colpirono i nostri sensi. L'enorme nuvola ebbe una scossa tremenda. Parte, staccata da noi capitombolò verso il basso e potei scorgere al chiarore d'un lampo le due gocce di cui ti narrai, quella del fazzoletto e quella della cartiera, avvinghiarsi una all'altra e confondersi in una sola. Che di loro avvenne? Io non mi rammento più che d'una lunga notte, seguita da un giorno lunghissimo, poi da altre notti ed altri giorni.
Il vento ci tormentava sempre, non mai accordandoci riposo.
La mia nuvola commista ad altre formava una gigantesca massa di vapore. Non avevo più i miei vicini, nessuno comprendeva la mia parlata italiana. Né io comprendevo le lingue diverse che avevano le mie novelle compagne. Né potevo dimandar dove fossimo; d'altronde neppur esse me lo avrebbero saputo dire.
Alla fine il vento cessò.
Una parte del cupo nuvolone erasi precipitata in pioggia su terre che non avevo potuto nemmeno intravedere. Tornò a rifulgere il sole.
Ma quanto diverso dal caldo e luminoso astro che a Carimate mi aveva sollevato per l'aere cilestrino. Veramente questo sole che dardeggiava pallidi raggi obliqui non era quello della mia Lombardia.
E non avrei saputo spiegar cotesta differenza se non avessi veduto accorrere a me vicino il mio amico gocciolone dell'osservatorio.
- Buon dì, amica, - mi disse.
- Ben tornato fra noi, caro, - risposi. - Mi sai dir dove siamo?
- Caspiteretta! Ti dirigi a persona competente.
Sappi che siamo presso al circolo polare artico, là dove il sole obliquo sta tre mesi sull'orizzonte.
| |
Carimate Lombardia
|