Noi siam più vecchi e più nobili della terra; l'abbiamo ricoperta come con un mantello e sotto la nostra fluida carezza essa ha preso forma.
Ma in mezzo a quali e grosse battaglie! Quel fuoco interno erompeva in furiosi assalti. Veniva alla superficie aprendo nella crosta ancor tenera crepacci in cui l'acqua ingolfavasi. Scoteva il globo con terremoti, lo torturava con sollevamenti d'isole e di continenti.
Cosicché dalla torbida faccia dell'acqua, alla lurida luce del sole, che traversava un denso nuvolato carico d'idrogeno e di carbonio, sorsero qua e là le prime terre. Emersero come acute vette, squallidi pezzi dello scheletro del mondo d'oggidì.
Ed intorno a codesti pezzi di mondo, altri pezzi si disposero. Noi gocciole che il sole continuava a trasmutare in nuvole e che l'algore delle notti precipitava in pioggie, sgretolammo lentamente le montagne, ma trascinammo i pezzi nelle valli; cosicché fummo le artefici principali della formazione delle terre. E tra monte e monte intorno alla vallata mormorammo nel ruscello, muggimmo nel torrente, straripammo nei fiumi, corremmo al mare. Mare? Era proprio un mare? No, non lo era, ma lo divenne quando i ruscelli, i torrenti ed i fiumi trascinarono secoloro alla foce quelle materie minerali tolte alla terra e donandole alla immensa massa d'acqua ve le lasciarono in dissoluzione. Noi, carissima, abbiam recato il sale al mare che se ne servì a sua volta, che lo fece manipolar dalle sue conchiglie, che lo trasfuse nei tessuti delle sue alghe, che se ne valse per i colori dei suoi pesci.
| |
|