- Quell'isoletta, chiamata per la sua piccolezza l'isola Minima, mi fu donata dal padre del re - disse Narciso. - Non vi abita che una famiglia di pescatori la quale mi è interamente devota.
- E mio figlio quando lo rivedrò?
- Per ora non lo vedrai... Un giorno, chi sa? Il re potrebbe pentirsi di quel che ha fatto, e allora io gli rivelerei il segreto.
- Oh - sospirò la regina - il re non si pente mai di quello che fa... Non vedrò più mio figlio, mai più.
- Silenzio, Maestà, siamo arrivati.
La barca entrò in un seno buio ed angusto, cinto tutto all'intorno da rupi scoscese.
La regina, vestita del semplice guarnello che mal la copriva, sedeva rannicchiata sulla prora tenendosi le mani intrecciate sul petto.
- Maestà - disse Narciso avvicinandosele rispettosamente - i tuoi piedi scalzi e delicati non possono calcar queste rupi. Permettimi di portarti fra le mie braccia.
E poiché essa esitava, egli soggiunse: - Regina, io ebbi una figlia bella quasi come tu sei... Quando morì aveva la tua età... Fa' conto in questo momento d'esser mia figlia.
Essa si lasciò prendere in collo dal vecchio, i cui capelli bianchi si confondevano co' suoi capelli biondi.
- E se questi uomini si svegliassero? - disse la regina volgendo lo sguardo ai dormienti.
- Sii tranquilla, regina, essi non si sveglieranno per ora.
Così Narciso e la regina Bella scesero dalla barca e per un sentiero irto di sassi e di pruni giunsero davanti a una casipola al cui muricciuolo erano appese alcune reti.
Narciso picchiò più volte all'uscio.
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