- Chi è? chi è? - dissero due voci ad un tempo.
- Sono io, sono Narciso, aprite.
Un uomo e una donna s'affacciarono sulla soglia. La donna, tutta tremante, teneva in mano un lume.
- Accogliete - ordinò loro Narciso - la giovine che vi consegno. Non domandatele mai chi essa sia, né donde venga. Non dite a nessuno dei vostri figli in qual modo sia capitata. E se mai usciste dall'isola o altri approdasse qui, badate bene di non lasciarvi sfuggire una parola circa a quanto è accaduto questa notte. Il vostro silenzio sarà forse un giorno largamente ricompensato, la vostra indiscrezione vi attirerebbe cento castighi terribili.
- Noi siam cosa tua - risposero Cimone e Neera (ché così si chiamavano i due coniugi, - disponi di noi a tuo talento. Non la speranza di un premio, non il timore di un castigo c'indurrà a eseguir puntualmente i tuoi ordini; sì la riverenza che ti dobbiamo come a nostro padrone e signore. Noi non mancheremo all'obbligo nostro di proteggere, di custodire la persona che tu ci affidi in questa notte.
Rassicurato così, Narciso si accommiatò dalla regina, la quale reprimendo a stento i singhiozzi gli stringeva la mano e gli sussurrava all'orecchio: - Fa' ch'io possa rivedere presto mio figlio.
In pochi minuti egli fu di nuovo nella barca ove i dodici marinai erano sempre immersi nel sonno. Prese le vesti smesse appena dalla sua sovrana e le accomodò dentro al sacco che riempì di zavorra e di sassi tanto da dargli una forma conveniente.
Ciò fatto, Narciso pose mano ai remi e si allontanò rapidamente dall'isola.
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