Era giunto appena in alto mare quando i dormenti diedero, quasi tutti ad un tempo, segno di risvegliarsi. Stirarono le mani, le gambe, si fregarono gli occhi e si guardarono intorno con aria di smemorati. Il mare era sempre placidissimo, il cielo sereno; ma le stelle cominciavano a scolorarsi e un leggiero incarnato all'estremo oriente annunziava l'alba vicina.
- Su, su poltronacci - gridò Narciso accennando una torcia a vento; avete dormito anche troppo. Ho voluto aspettare che vi risvegliaste per eseguire i comandi del re.
I marinai videro che il sacco era già pronto e si alzarono per aiutar Narciso a gettarlo nell'acqua.
- No - egli disse - io solo ho il diritto di toccar la sovrana.
Consegnò la torcia a quello tra i rematori che gli era più vicino, si chinò a prendere il sacco e con le sue braccia nerborute lo sollevò fin sopra la testa. Al lume della fiaccola, nei punti ove la tessitura era più rada, apparivano scintillando le pagliuzze d'oro dell'abito della regina.
- Così perano tutti i nemici di Sua Maestà - soggiunse Narciso slanciando il suo fardello nei flutti.
L'acqua si commosse un istante; poi ripigliò la sua quiete maestosa.
- E adesso, vogate con lena - disse Narciso - tantoché ci sia dato afferrar la riva prima che il sole sia alto.
Giunto al cospetto del re Troilo, Narciso si prosternò fino a terra e pronunziò queste poche parole: - La tua volontà è compiuta.
In pari tempo egli depose ai piedi del monarca le gemme consegnategli dalla regina e gli ripeté la preghiera di far avere un giorno l'anello al principe Sirio come ricordo della madre.
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