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      Da uomini furbi quei ministri dei templi, stando nascosti rispondevano essi stessi per solito in modo incomprensibile e non s'arrischiavano a usare un linguaggio più preciso se non nelle poche volte in cui credevano di vederci chiaro. Così mantenevano la loro riputazione e intascavano quattrini a josa.
      Al re Troilo non dispiaceva che il suo popolo avesse fede negli oracoli, ma egli non li pigliava punto sul serio: come quei dottori i quali prescrivono ai loro clienti delle medicine che si guarderebbero bene dall'usar per sé stessi.
      Nondimeno, in questa occasione, visto riuscir vano ogni altro mezzo, il re s'indusse, anche per considerazioni politiche, a interrogare i due oracoli dello Stato, ed ecco qual fu il responso del primo.
      Non entrerà per la bocca, ma per gli orecchi; non dalla mano di un uomo, ma dal labbro di una donna verrà la salute del principe Sirio.
      Il secondo disse su per giù le medesime cose.
      Chiamati gl'interessati essi furono d'accordo nel significato da dare alle parole degli oracoli. Solo una femmina esperta nel canto e nella poesia poteva scuotere il principe dal suo torpore e produrre nel suo stato una crisi benefica.
      Allora, nel regno e fuori del regno, fu bandita una specie di gara. Quante, zitelle o maritate, si credevano in grado di cimentarsi alla prova venissero alla reggia. Ricchi doni sarebbero stati distribuiti fra quelle che avessero, anche temporaneamente alleviato le sofferenze del principe; quella poi che lo avesse guarito fidasse nella larga munificenza del sovrano.


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





Troilo Stato Sirio