- Chi è costei! - chiese il re stupito.
- Lo udisti già. Una figlia di pescatori alla quale i Numi concessero estri di poeta e canto di rosignuolo.
- E tal donna meravigliosa si contenta di tender le reti? E dove viveva sinora? E qual è il suo nome?
- Sire, s'essa ti salva tuo figlio che t'importa di saper chi sia? E che t'importa saper chi sia se è inetta a salvarlo?
- Il tuo linguaggio è singolare. A ogni modo, ov'è adesso la donna misteriosa? Bisogna pur ch'io la veda.
- La vedrai, ma nella stanza del principe; la vedrai ma cinta d'un fitto velo. Avvezza alla solitudine, ella non troverebbe né la voce, né l'ispirazione, se dovesse mostrarsi davanti a una Corte.
- È strano, è strano - disse il re. - A ogni modo darò ordine che sia fatto come tu vuoi. Io rimarrò con la mia Corte nell'anticamera... Però credilo, Narciso, anche questo esperimento sarà vano... La sventura entra facilmente nelle case, ma è ben difficile farnela uscire.
Il principe Sirio giaceva su morbidi guanciali di velluto cremisi sotto un bel padiglione dalle frange d'oro. Il suo visetto pallido era quasi interamente nascosto dai ricci biondi che gli scendevano lungo le tempie, le sue bianche manine erano intrecciate sul petto affannoso, i suoi occhi languidi mal sopportavano la luce, la sua bocca non s'apriva che per lamentarsi.
Tutt'al più egli diceva: - Raccontatemi qualche storia. Cantatemi qualche nuova canzone.
Oh, gliene avevano raccontate delle storie, gliene avevano cantate delle canzoni! E donne e giovinette bellissime, sedute ai piedi del suo letto, traendo dall'arpa dolci concenti, modulando con arte squisita la nitida voce, avevano tentato con leggiadre fantasie di rasserenare l'animo del povero infermo.
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