- E le mie sono di fuoco - gridò con impeto il fanciullo - O mamma, non andartene senz'avermi baciato.
Ella stava già per cedere al dolcissimo invito quando il canto del gallo risuonò nel cortile... Si arretrò spaventata.
- No, non baciarmi. Dovrei portarti meco nella fossa scura e tu mi hai detto che ami la luce del sole, e la fragranza dei fiori, e il cinguettìo delle rondini... No, insensato, che fai?
Era troppo tardi. Il bambino le si era avvinghiato al collo e faceva sforzi immensi per trattenerla. I suoi baci erano di fiamma, le sue lagrime erano ardenti come la lava dei vulcani. E a quel contatto essa sentiva, la povera madre, un'impressione di calore nelle sue membra assiderate. Ma il fanciullo invece sentiva raffreddarsi il suo corpicino e il cuore rallentare i suoi battiti.
Fu una lotta lunga, terribile, una lotta fra la morte e vita. Alla fine il fanciullo vinse e trascinò la madre sul suo letticciuolo.
La voce della regina Bella si spiegò in tutta la sua magnificenza:
E al novo giorno, prodigio divino!
Sul letto istesso la madre e il bambinoFur visti in un abbraccio addormentati
Fin che un raggio di sol li risvegliò.
Oh - disse il bimbo - quanto t'aspettai!
Or non mi devi abbandonar più mai -
Ella il guardò con occhi innamoratiE rispose: - Mai più ti lascerò. -"
Mentre vibravano ancora nell'aria le ultime note di questo canto, la regina Bella sollevò audacemente il velo che le copriva la faccia, e il piccolo Sirio, riconoscendola, gridò con gioia ineffabile. - Mamma, o mamma mia!
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Bella Bella Sirio
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