Andava quasi sempre alla porta delle scuole a vedere i bambini che vanno o escono dalla scuola; negli otto giorni d'ogni anno in cui l'Ospizio dell'Annunziata è aperto al pubblico, il mendico passeggiava gravemente nelle sale, mirando i trovatelli, parlando loro, baciucchiandoli, palleggiandoli e canticchiando loro misteriose canzoni. Era singolare come il mendico intendeva il linguaggio fatto a balbettii dei piccini piccini e le domande incoerenti dei più grandetti, ed i bimbi comprendevano lui che non era compreso dagli uomini.
Una volta Provvidenza, buona speranza scomparve e non si seppe più nulla di lui, né più fu visto.
Un ortolano del colle di Capodimonte narrò di averlo visto, nella notte, sopra un masso, disperarsi, salutare, mandar baci alla città immersa nel sonno, buttarsi per terra col capo nella polvere, piangere strapparsi i capelli, poi rialzarsi e partire. A quelli che lo conoscevano dispiacque di non vederlo più, di non udire quel suo grido che rallegrava: i bambini di Napoli ci pensarono un par di volte, e più altro.
Fu detto poi che Provvidenza, buona speranza era un grande medico di un paese lontano caduto in disgrazia del Re che l'aveva esiliato per sempre; ma che, morto il sovrano, egli fu richiamato e ridonato all'affetto della moglie e dei figli. Fu detto questo, ma in Napoli fra le madri ed i figliuoli, fra i bimbi ed i popolani è rimasta tradizionale la figura di Provvidenza, buona speranza e l'annuncio del suo arrivo serve ancora a calmare gli strilli dei piccoli impertinenti, ad asciugare le lagrime dei piagnucolosi ed a far addormentare quelli troppo vivaci che hanno la pessima abitudine di vegliare tardi, senza sapere che il sonno.
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