I ragazzi furon molto contenti di sentire che avevano finito il loro viaggio, e all'invito della vecchina passarono il cancello.
La Nina com'ebbe passato il cancello rimase di stucco.
Sotto l'arco aveva visto una gran quantità di ragnateli; che formavan due versi, i quali dicevan così:
Dentro Bengodi appena entratoCon ragnateli sarai legato.
La Nina ebbe una gran paura e voleva tornare subito addietro. Ma Topolino, con grida di meraviglia, la chiamò per farle vedere uno stupendo spettacolo. Erano proprio in un paese incantato e le belle cose, onde erano circondati, fecero presto scordare alla piccina i brutti versi che aveva letti dietro il cancello.
Avevan messo piede in un giardino meraviglioso, pieno d'incanti e di profumi, ricco d'alberi col fogliame lussureggiante, di piante che piegavansi sotto il peso dei frutti: maturi. In terra cresceva un'erbetta morbida come un tappeto e odorosa, smaltata di fiori variopinti. Sugli alberi trillavan gli uccelli che s'eran dati l'intesa per cantar tutti insieme ora questo e ora quell'altro pezzo d'un'opera. Gli usignoli facevan da tenori. Le cornacchie da bassi profondi: i merli fischiavano come flautini. Era una vera delizia: i ruscelli e i rigagnoli correvano di latte e di sciroppi: i margini loro eran di cioccolata: e bastava soltanto desiderarlo, perché i frutti si candissero da loro.
Il primo pensiero dei due ragazzi fu d'empirsi le tasche con tutta quella grazia di Dio. Ma disse Topolino: - È inutile: se ce l'abbiamo qui più fresca, sempre sotto mano.
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