- Perché diavolo fai tanto chiasso? - chiese al cane il buon ciuco.
- Uuh! - rispose il cane. Il padrone, vedendomi ormai vecchio e inetto a seguirlo alla caccia, l'ho udito io dirmi che mangio il pane a tradimento e che vuol farmi la festa. Mi son messo la coda fra le gambe, sono venuto via, ma adesso non so più come guadagnarmi il pane!
- Bene, bene! - disse l'asino. - Io vado a Brema ad arruolarmi nella banda; vieni, hai buoni polmoni, ti farò ammettere anche te fra i suonatori.
Il cane accettò subito, e scodinzolando scodinzolando seguì allegramente il suo nuovo amico.
***
Non andò guari che i due viaggiatori incontrarono un gatto. Era sdraiato sul sentiero, e miagolava con un muso pieno di malinconia come una pioggia di tre giorni.
- Di che ti lagni? - gli domandò l'asino con voce patetica come se cantasse la bella romanza del Marchetti (parole del Capranica.)
- Mi lagno del destino, - rispose il gatto. - Sono ormai diventato un vecchione; i topi mi ballano innanzi, il mio maggior piacere è starmi accoccolato sulla cenere calda, e la mia padrona si è fitta in capo di buttarmi nel fiume. Io me la svignai; ma ora che farò? Dove andrò?
- Vieni con noi a Brema, disse l'asino. Potrai essere utile nella fanfara; te ne intendi molto di musica notturna, e per qualche serenata puoi valere tant'oro.
Il gatto contentone non se lo fe' dir due volte, e si unì subito alla comitiva.
* * *
Mentre proseguivano il loro cammino, d'improvviso i viaggiatori udirono acutissime grida.
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